Veridica relatione d’alcune cose più importanti allo stato Cristiano dell’Indie orientali fatta da un missionario apostolico e mandata a Monsignor Arcivescovo di Laodicea Nuntio apostolico nel regno di Napoli, acciò ne procuri il remedio opportuno

Saprà Vostra Signoria Illustrissima come qui ho trovato che gli heretici inglesi et olandesi con molto pregiudicio della chiesa cattolica si burlano di certe numerose conversioni de popoli e d’alcuni re, e imperatori, regine e principesse e d’altre cose somiglianti, che con tante stampe e relationi si sono date ad intendere, per saper essi molto bene, come prattici nei luoghi e ne’ quali si fingono essere successe, che tutto è falso e favoloso, come in verità è, perché tolta la christianità della Pescaria e della Serra, delle quali l’una sta per perdersi, e l’altra è già persa, di tutte l’altre conversioni, come di molti martiri e di tutti gli ambasciatori che in più volte alla santa Sede apostolica sono stata presentati, come mandati da principi e re nuovamente convertiti, non n’è vero niente, ma tutto è falso, e immaginario, Deus scit quod non mentior, e di queste manifeste buggie si servono gli heretici per argomento contro molte verità cattoliche fondate sopra l’historie sacre, che noi adduciamo contro loro per convincerli dicendo che se in queste materie gli huomini apostolici, come stimiamo essere i missionari, mentiscono, altri hanno ancor potutto mentire, e riferire quello che mai i Santissimi Padri non dissero né loro, scritto nell’impressioni e stampe, e così sempre più si fanno più ostinati nella loro ribellione.

Quanti mali possono tali falsità causare lo giudichi Vostra Signoria Illustrissima che ha esperienza delle cose christiane. Solo io addurrò alcuni remedi cavati dalla prattica delle cose dell’India, acciò Vostra Signoria Illustrissima stimandoli convenevoli procuri che con ogni prestezza siano applicati […].

I remedij che io stimo buoni sono procurare primieramente ch’il sommo pontefice prohibisca tutti i libri che di tal materie trattano, fino a non sapessi la verità del fatto, secondariamente procurare, che Sua Santità metta una rigorosa maleditione e scomunica contro quei che daranno d’intendere cose false per vere in tali materie, e così con stampe, come con scritti, e molto più con processioni, messe cantate e prediche, che più volte per autenticare simili menzogne si sono usate. Terzo commandare ad ogn’uno con grandi scommuniche de veritate, dicendo che avvisi puntualmente sua Santità così delle cose passate, come delle future, quando occorreranno, overo mandare alcune persone virtuose e disenteressate secretissimamente e sconosciute per informarsi della verità et avvisarla a Sua Santità, e sappia Vostra Signoria Illustrissima che senza questa rigorosissima secretezza mai non si farà nulla, come successe a Monsignor Arcivescovo di Mira(?) , che per tali affari mandò la S. Mem. d’Urbano VIII; perché subito, che fu scoperta la sua missione, li furono impedite le lettere che mandava in Roma e gli fu impedito il passaggio nel Giappone, dove più precisamente era inviato per sapere la verità intorno a certi martiri, de quali haveva havuto la Santità sua contraria informatione a quella che gliene facevano quei che havevano procurata la loro canonizatione o dichiaratione da persona prattica di tal materia. E forse la mancanza di questa secretezza fu causa della morte dell’istesso prelato nel ritorno che faceva per Roma, portando seco alcune informationi per il Sommo Pontefice in tali materie, come più chiaramente si mormora. Di quello poi che il detto prelato havesse qui raccolto e seco portasse nessuno lo può sapere meglio che i nostri padri, perché lui, come che fu mandato dal pontefice con i nostri padri per fondare questa nostra missione, sempre stava con essi e da nostra casa si partì nel ritorno, e forse fece leggere ad alcuno che ancora vive li scritti che n’haveva fatti. […]

Saprà Vostra Signoria Illustrissima come li mali trattamenti alla nostra santa fede sono causa che essi che si convertono stiano sempre afflitti e discontenti, e che gli altri siano più duri ad arrendersi a riceverla; adducendo contro chi tratta di convertirli, quando si veggono convinti d’errore, che se si faranno christiani nessuno farà conto di loro, che perderanno il loro guadagno, e che saranno da tutti disprezzati. Raguagliare Vostra Signoria Illustrissima di tutto quanto passa in questa materia è impossibile, ma per darne alcun’ informatione gliene darò alcun’essempio, come succedendo che un gentile, al quale si faceva molto honore, come sarebbe il trattarlo con cortesia, cerimonie, darli da sedere e simili, ammetterlo con molta confidenza in sua casa, confidarli ogni negotio, et interesse, succedendo dico, che si faccia christiano, subito si tratta con mali termini, se gli toglie ogni negotio et interesse dalle mani, non se glie dà più da sedere, né s’ammette più in casa con honore e confidenza, ma con scortesie e con termini che s’usano poco meno che con schiavi, come se il carattere del battesimo fosse manco di schiavo.

Deus scit quod non mentior, et è arrivato a tanto eccesso questo, che molti artigiani, come sono i barbieri, fatti cristiani, per non perdere il guadagno che trovavano prima nelle case de portoghesi, essendo gentili, pigliano licenza di portare il vestito gentilesco per haver entratura nelle loro case, che se vestissero all’uso de christiani nessuno li chiameria. Chi crederia questo? Eppure è verissimo e tutto giorno si pratica; il peggio è che in questo ancora moltissimo mancano tutti gli ecclesiastici. Se questo modo di trattare cagioni disgusti a poveri, che si convertono, et aversione all’altri della nostra fede lo giudichi Vostra Signoria Illustrissima. Qual possi porgere remedio a questo male, io non lo so pensare. Procuri Vostra Signoria Illustrissima che Sua Santità ci proveda quanto prima nel modo che lo Spirito Santo li spirerà.

[…]

Saprà Vostra Signoria Illustrissima come nei cristiani fatti in quest’Indie non si procura di sradicare molti costumi gentileschi, che tuttavia mantengono, come per essempio una casta (questo nome casta ha lo stesso significato che tribù) non accasare con un’altra, quantunque siano eguali di conditione, come sarebbe un contadino bramane, non accaserà con una contadina Cacado(?),perché accasando già perde la casta, e con essa l’honore e la reputatione; fare la sesta vigilia ai figliuoli quando nascono. Questa sesta vigilia si fa la sesta notte doppo la nascita del figliolo, et si celebra con balli, giochi, canti, banchetti, e simili. Perché i gentili in questa notte dicono che viene la sorte e scrive nel fronte la fortuna sua al figliolo, e perciò fanno tante feste. E questa stessa vigilia usano tuttavia questi christiani, vero è che moltissimi non sanno perché la fanno, ma operano per uso. Peggiori abusi ho inteso che vi siano in altre parti come nella Pescaria, prima che si perdesse, e nella Serra, perché in questi luoghi non si permette a tutti l’ingresso nelle chiese, ma solo ai nobili, perché hanno opinione i nobili di contaminarsi stando in un’istesso luogo con gli ignobili, e per questo nella Serra un parocho non batezza un figliolo di ignobile, e se qualche europeo non lo batezzasse, restaria gentile, e fanno sentire la messa agli ignobili fuori nei portici della chiesa. A questi costumi tanto pregiudiciali non so conoscere la causa perché non si rimedia, e particolarmente nei luoghi dove i portoghesi governano e tengono ogni autorità temporale e spirituale. Anzi mi pare che in qualche parte vi si coopera perché per farsi simili accasamenti le medesime caste, come ho detto, non potendosi fare con altri per mancanza di dote, lo fanno tra parenti strettissimi, e i prelati tanto facilmente dispensano che ogni anno se ne faranno tanti di questi accasamenti fra parenti di quanti domandano la licenza, e io non so intendere tanta larghezza in dispensare indifferentemente con ogni sorte di persone, perché l’autorità concessa per tali dispense da pontefici è data per l’accrescimento della fede e non per decrescimento, e quanto siano male queste larghissime dispense Iddio lo manifesta, perché mai in quella casa, dove vi è tal accasamento vi è bene, ma sempre stanno con alcuni travagli, dond’io stimo che saria bene che Sua Santità restringesse tali dispense et inculcasse con ordini perentori a tutti prelati che si affatichino a sradicare tutti gli abusi.

Saprà Vostra Signoria Illustrissima come non minori abusi con molto pregiuditio di questi poveri christiani sono fra gli portughesi et huomini bianchi, come qui dicono, quali non so se sono reliquie di gentilismo o di giudaismo. Ne riferirò li più enormi solamente.

Primieramente questi usano fare otto vigilie alla nascita de loro figlioli nati che sono, e queste le celebrano con bagordi, festini, salti, canti, quali nella sesta notte, che chiamano vigilia grande fanno con maggior solennità, et in tanto lasciano accanto una porta o fenestra una spada e pugnale, col manico in giù, e la punta in su, e dicono far quello per impedire le streghe a non venire, et ammaliarli i figlioli. Come vivono inganannati? Chi disse, o chi sognò mai che i bagordi e i baccanali fuggano i demoni, quando questi sono i modi di invitarli? E questo istesso abuso hanno ancora pigliato e pigliano i naturali, quando la possibilità glieli permette, perché vi vuole spesa per far questi bagordi, e così non tutti li ponno fare, ma la sesta tutti la fanno.

Qui v’è un altro caso pessimo contro l’uso della chiesa cattolica, et è che i figliuoli non li battezzano se non all’ottavo giorno, e senza gran causa non si dispensa né diminuire né prolungare questo tempo prefisso.

Secondo è questo, che è molto peggio, et è che quando vogliono una gratia da Dio per l’intercessione d’alcun santo, o della Vergine Santissima, di Sant’Antonio, o d’altro, fanno all’effigie di quel santo mille strapazzi e sacrilegi trattamenti, com’è il morderli sconciamente il naso, la faccia, l’orecchi, le mani, legarle con molte ritorte, appiccarle fuora una finestra al sole et alla pioggia, legarle con una corda, e buttarle dentro un pozzo o cisterna, e cose simili. E dicono che fanno questo per costringere quel santo ad intercederli quella gratia di che lo pregano, e questo continuamente quasi da tutti si fa, e quel che è peggio che non vi si remedia, perché dicono che si levaria la devotione a santi, come se i santi restassero honorati di tali disprezzi.

L’altro più principale è che nelle processioni fanno andare cori di demoni giocando e saltando et anche v’è di peggio, facendovi andare alcuni travestiti da donne e donne cattive, et huomini giocando e facendo mille gesti impudici e questo, che è più d’horrore, che ancora avanti il santissimo sacramento si fanno tali giochi disonesti. Io crederei che tutte le pene che può fulminare un pontefice siano molto giuste in castigo di chi tali enormità commette o permette e perciò prego Vostra Signoria Illustrissima nelle viscere di Gesù Christo a voler procurare che Sua Santità stabilisca alcuna pena, acciò tali cose non si faccino, ma in tutto s’introducano l’usanze romane in tutte le cose, e particolarmente nelle sacre, perché vi si manca molto in questa materia e in confirmatione di questo addurrò un sol caso.

La chiesa romana commanda nel concilio tridentino e nelle dicchiarationi fattevi da sommi pontefici, che non si rinnovi il battesimo a nessuno heretico, ma solamente se gli faccia fare abiuratione degli errori della sua setta, e pure qui un olandese di mio tempo convertito nel giorno di san Gioseppe lo ribattezzano. E questo l’ho saputo dall’istesso olandese l’istesso giorno che fu ribattezzato.

[...]

11°

Saprà come questa gente, così bianca, come negra, generalmente fa pessima riuscita e fin hora da essa non è uscito un soggetto buono né in arme né in lettere, ma insigni maestri di ogni vitio. E la causa di ciò non è altra se non la pessima e vitiosissima educatione che danno ai loro figli, quale in che che grado sia scelerata sufficientemente non si può dire, ma a darne a Vostra Signoria Illustrissima alcuna notitia gliene dirò qualche cosa. Doverà sapere come questi portoghesi (portoghesi si dice chi viene da Portogallo) et i mertizzi (mertizzi si dice chi nasce in India da huomo portoghese o d’altro mertizzo), nati che sono i loro figlioli li danno ad allevare a più nudrici, e queste sono per ordinario schiave e per modo fornicario rese a dar latte, perché non hanno marito, e doppo levati dal latte li consegnano ad altre schiave di non migliore virtù, e queste hanno cura d’allevarli e ammaestrarli sino all’adolescenza […]. Queste per fare il ufficio bene non l’hanno mai a negare alcuna cosa, o sia lecita, o illecita, a fine che non piangano, e quelle hanno il primato in questa professione, che sanno prima della malitia instigare i figlioli alla libidine, onde non si troveranno figlioli di dieci anni in questa pessima India che non siano cum mulieribus coinquinabis(?) né Vostra Signoria Illustrissima giudichi essere questa mia esageratione perché è verità molto diminuita, essendo incredibile in quanta più breve età si trovino figlioli contaminati di tal peste; e quel che è peggio, che l’istessi parenti quando l’Aie mancano ad instruirceli, o la loro malitia tarda per la tenera età, essi stessi stimolano o l’Aie, o l’altre schiave a sollecitarli la conversatione di queste cose nella pueritia, adolescenza, virilità (se pur merita questo nome a l’età loro, non essendo mai viri, ma bestie), vecchiaia, decrepitezza, e sempre con una moltitudine di schiave, qual al costume vanno poco men che ignude in casa, non portando altro che una camiscia a mezzo busto sciolta, e una tovaglia legata nella cintura che cala a basso, e nun altro, e loro anche dell’istesso modo, andando per ordinario scalsi in canzon bianchi e camiscia.

La conversatione fuori di casa è il gioco, la mormoratione e la calunnia, da quelli non ne va esente nessuno; mangiano tre quattro volte il giorno, come la notte tengono una o più persone che legiermente li premano il corpo, et in questo non guardano a diversità di sesso, quando non vi fusse altro che questo, mi par che basteria per essere la peggiore educatione che si potesse immaginare col pensiero humano e che per conseguenza nessuno possa mai riuscire se non pessimo scelerato.

[segue descrivendo il rimedio, ossia la fondazione di seminari]

12° [f. 231r]

Sarà informata Vostra Signoria Illustrissima delle crudeltà che s’usano con schiavi e schiave, delle quali dirò alcuna cosa […] e circa all’ingiusta cattività, che si dà ad alcuni, non militando alcuna ragione, che giustifichi tale cattività, come sono quei, che sono rubati, e venduti, et in altri modi ingiustissimi cattivati; ma vengo al modo di trattarli, l’ordinaria, e la più comune maniera, che s’usa con questa misera gente è darli una molto limitata portione di riso, che è il cibo comune del paese, e quest’ordinaria portione da molti ancora si diminuisce per metà, o terza parte; quando per disastro rompono alcuna pentola, o boccale, o piatto, o simile, dalla porzione di riso si va togliendo il pagamento del danno, e la maggior pietà, ch’alcuni più miti padroni usano [f. 231v] è perdonarli il pagamento di tre o quattro vasi l’anno, e mancamenti che commettono nel servitio si puniscono con toglierli il cibo d’ordinario, et anco spessissime volte v’aggiungono le carceri et i ceppi, e crudelissime bastonate; quali a ciò tutte colpiscano a segno, e non ne vada nessuna a vuoto, le fanno dare stando essi miserabili legati a una scala, o letto, in modo che con ogni gran forza non si possano muovere, e più d’una volta è accaduto sotto di tali empij castighi morirne.

Questo è l’ordinario costume che si tiene con schiavi, e credo ancora che alcuni vi siano che non usino tali crudeltà. Però tutto questo è niente rispetto a quelle, che le padrone usano con le schiave perché esse non soddisfano le loro furie con tanto poco, ma a queste crudeltà aggiungono le maggiori, che i tiranni usarono mai contro i martiri; perché è molto commune farli rovesciare caldare d’acqua bollenti sul corpo ignudo, farli disfare e liquefare lardo, e cera di Spagna anche si serrano le lettere su la carne ignuda, farli dare bastonate usque ad animae deliquium, e poi in alcuni ristori ristorarle per prolungarli il martirio, e quando vengono esse persone aggitate da alcuna furia di gelosia che [f. 232r] crudeltà non usano, arrivano a tali sdegni e rabbie, che spessissimamente le trafiggono con ferri e spiedi infuocati.

Quante sporchissime e crudelissime maniere usino in tali casi, non si possono né scrivere, né leggere senza nausea, e rossore, e perciò non mi allungo più in tale materia, e finirò con altra crudeltà maggiore comunissima così con i schiavi, come con le schiave, et è che pochissimi sono quelli, che nelle loro infirmità gl’usino carità lasciandoli morire senza rimedij, e senza sacramenti come bestie, e di questo non se ne fanno alcun scrupolo perché veramente non stimano l’anime di questi miserabili; qual rimedio si possa dare a questo gran male non lo so trovare, fuor che rigorosissime censure riservate a Sua Santità.

[MS] Archivio della Congregazione De Propaganda Fide, SOCG, Indie Orientali, SOCG, Indie Orientali, 231, 221-234

Author

Gaetano Lubelli, teatino

Year

1663

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