Relatione del padre Gioseffo Carmelitano scalzo missionario in Tatta del Regno del gran Mogor

Il Re è huomo ben conditionato, e molto inclinato alla nostra Santa Fede e con molta volontà di riceverla, che così lo spero con l’aiuto del Signore perché dandoli io un’Imagine della Beatissima Vergine alta un palmo e mezzo, la riverì con molta riverenza et avanti di tutti se la pose sopra la testa cinque volte, e subito ordinò che se li facesse una corona d’oro, et gli si circondasse tutta di terzo pelo, e mi disse che ben sapeva che quella era l’Immagine della Madre di Dio, la quale soccorreva a tutti nelli loro bisogni, e che si rallegrava molto di tenerla per raccomandarsi a lei; mi dimandò un’Imagine di Christo posto in croce. Sentij molto di non haverlo ivi per darglielo, però [f. 115v] scrissi al Padre fr. Baldassare acciò che me ne mandasse una, non essendo questa città lontano di qua più di otto giornate per terra, il che più si facilitarà il camino per tutti questi paesi. 

Quest’istesso affetto trovai nel Prencipe del Regno, il quale mi disse, che fin dal primo giorno, che mi haveva veduto, restava ferma e stabile la nostra amicitia, e che nel suo cuore stavano scolpite quelle parole Giesù Chrsito, Madre di Dio, e Padre Fr. Gioseffo.

La gente della terra è la più disposta che possi essere per ricevere la fede, perché anchor che siano gentili non rifiutano le nostre Immagini, e così in una cappelletta, che feci in un luogo basso d’una casa, che il Re havea dato, nella quale disse la prima messa il giorno delli Santissimi Martiri Respicio, Trifone e Ninfa con gran consolatione del mio cuore per esser stati li scalzi li primi, che in questo Regno offrirno sacrificio al vero Dio, et in capo di tant’anni, che la India è scoperta, piantammo una Chiesa, e la sua Santa Fede con tant’applauso del popolo concorrendovi tutti li giorni, che io stesso ivi in Boge con molta divotione a visitare le nostre Imagini e fare le loro Sarabayas, che sono certe feste portando le lor offerte, e tutto questo facevano i maggiori della terra. Doppo, che mi licentiai dal Re per ritornare a Tatta mi donò un cavallo molto bello per far viaggio, e disse, che gli rincresceva assai haver a dar licenza, perché mi amava di sorte, che desiderava tenermi sempre appresso di sé. 

Da Borgia venni a Cachà, che è porto di mare, dove sbarcano li Portoghesi, per starmene con loro alcuni giorni, e tornai adornare la nostra cappelletta dentro della casa, che il Re mi haveva fatto dare, per habitare ivi, sinché si fabricasse la chiesa, et in essa disse messa nel giorno della Concentione di Nostra Signora, dove concorse tutta la città a far le sue feste con molta divotione, dicendo a bocca piena: Giesù, e Madre di Dio, e quello che fu di maggior meraviglia, è che molti dall’apparenza esteriore dell’abito venivano a bagiarmi i piedi, facendomi l’istesso per le strade.

Questo è Padre Nostro tutto quello che sin adhora si è fatto, e spero in Nostro Signore che venendo licenza dalli nostri padri e padre provinciale di assistere in quel luogo si farà molto frutto nella conversione di questo Regno.

[MS] Biblioteca Vallicelliana, , L 22 , 114-116

Author

Padre Giuseppe, carmelitano scalzo

Year

s.d.

About the converted

Converted people: 1

The conversion

This site is currently under developement; more features and content are being added to the site as it progresses.