Lettera scritta dall’Isola di Madagascar li 15 Gennaro 1664 dal Signor Niccolò Estienne sacerdote della Congregatione della Missione, e prefetto della Missione Apostolica di detta isola al Signor Renato Almeras Superiore Generale di detta Congregatione della Missione per darne parte alla Sacra Congregatione di Propaganda Fide

[f. 52r] La Chiesa che habbiamo fatta non essendo grande a bastanza per capire tutti li negri battezzati et altri forastieri, e la gente che di giorno in giorno s’aspetta, ci siamo risoluti di comminciarne un’altra nel nostro recinto, che sarà capace di 800, o 900 persone, doppo di questo procuraremo di fabricarci una casa intiera di pietre havendole inanzi alla porta, et havendo il nostro architetto trovato mezzo di far della calce buona, il che non s’era ancora potutto trovare. Se Dio ce lo conserva egli è per farci molti buoni uffici, perché sa diversi mestieri, e soprattutto quello della sua salute, dandosi alla frequenza de sacramenti.

Benché in così poco tempo habbiamo fatte queste fabriche non habbiamo però tralasciato di lavorare all’istruttione de’ negri. Il Sig. Manié cominciò la prima domenica d’avvento a far agli isolani la dottrina in lingua madascarese, il che ha sempre continuato ogni giorni da mezzo dì sino ad un’hora dopo. In questo avvento dispose quattro adulti al santo battesimo, che io li diedi solennemente il giorno del santo Natale. Habbiamo anche battezzato 12, o 15 fanciulli. Questo Signore confessò pure, e comunicò 10 o 12 adulti. Egli sa molto meglio di questa lingua. Ne sta pur disponendo molti altri al battesimo per il sabbato santo, e per questo dal primo giorno di quest’anno egli da ogni giorno doppo cena la dottrina nel villaggio de negri per quei ch’hanno difficoltà di venirci a mezzogiorno, e ivi si radunano al suono del campanello che egli stesso va sonando per questo effetto alle case loro. [...]

[f. 53v] Mi scrisse un tal Signor di Belleville da Gasembulle per per pregarmi d’andarci in persona con dire che ci sono da 2000 anime che non aspettano altro che sacerdoti per abbracciar la Religione Cristiana, sono gente molto affabile, et arrendevoli alla verità, se VS ci manderà molti missionari ci farò un viaggio et mare, benché vi si possa pur andare per terra ma con gran difficoltà per cagione d’alcuni grandi fiumi che convene passare senza ponti, e ci lasciarò un sacerdote, o due se si trova il luogo così avvantagioso come me si scrive, e come assicurano quei che ne sono tornati.

Il tempo dell’Avvento io andai a far una visita in alcuni villaggi, e mi fermai alquanti giorni in casa del sopradetto Ramousse, il più grande del paese d’Anosse, il quale mi ricevette molto bene e mi mostrò che il suo cuore era molto contento d’abbracciar la Religione Cristiana con la sua moglie, e suoi figliuoli, i quali egli mi volse dare a battezzare, ma io credei che bisognava differire, sicché fossero ben istrutti ne nostri misteri, io li facevo ogni dì alcune istruttioni nella lingua loro, le quali tenevo a quest’effetto scritte, e legevo et essi m’intendevano molto bene, e volentieri, a ciò mi aiutava il sopradetto fratello di Nicolò (che parla bene francese), che serviva a me et a ad essi d’interprete. Io li feci dire che noi eramo venuti a posto da Francia, e traghettati tanti mari per istruirli, e dal loro la cognizione del vero Dio, et essi mi risposero, che ci erano molto obligati di tante fatiche prese per amor loro che però erano apparecchiati a far la nostra volontà. Non havevano nissuna cognizione della creazione del mondo, gli feci un discorso sopra, e mi stesi particolarmente sopra l’Inferno e le pene de dannati, mostrarono d’esserne spaventati, ma havendoli detto che se si facessero Cristiani e lasciassero le loro superstitioni, come questi Olij, de quali io li vedevo tutti coperti, non havevano da temer niente, poiché quel luogo non era che per li cattivi, e per quelli che non sono battezzati. Tanto bastò per far farli lasciar subito i suoi Olij non ostante il grand’amore, et attaccamnto che danno a quei pezzetti di legno che credono poterli conservare da i suoi nemici, e darli le pioggie, e la fertilità della terra.

Una delle donne di quel grande mi fece dire che egli haveva detto che non ne voleva più che una, ch’è quella che ama più per esser nobile di bell’ingegno e di maggior prudenza; non volsi nondimeno per all’hora toccar quel punto, riservandomi à parlargliene questa quaresima ch’io spero passar quasi tutta intiera con lui per disporlo al battesimo con tutta la sua famiglia e vassalli che sono in numero di 1200, o 1500 in diversi villaggi vicini al suo.

Guadagnar un grande in questo paese è più che guadagnar tutti li suoi vassalli, perché altri grandi seguono quell’essempio, e per conseguenza, i loro sudditi.

Alla mia partenza egli mi fece alcuni presenti (i quali non si possono rifiutare per l’hanno per disprezzo) per altri che io gl’havevo fatti che valevano ben altretanto o più; egli mi mostrò una casa che faceva fabricar per alloggiarmi quando venissi ad insegnarli a pregar Dio; dipoi ci ha mandati due o tre messi et anche il suo figliuolo, per dirci ch’era fatta la casa, e che noi mandassimo delle palaffe(?) o mobili per aggiustar la cappella con qualche d’uno che l’insegnasse a pregar Dio.

All’uscir di casa sua andai da un altro grande per nome Dian Ramae, che ha tre figlioli. In poco tempo fece radunare tutta la sua gene per ascoltar la legge del [f. 54r] grand’Iddio, che io li venivo ad annunciare. Levarono parimenti i loro Olij de quali havevano pure tutte le loro teste guarnite, e mi mostrarno desiderio d’esser istrutti da noi, il che io li promisi di fare quanto prima. Da quel luogo andai alla fortezza d’Imours dove confessai e comunicai alcuni infermi, feci alquante istruttioni di alcuni negri, et essortai li SS Officiali di farci una cappella. Il S. Franchey ci sta adesso ben occupato.

Questi viaggi non sono senza fatica per conto del caldo e di molti fiumi, et acqua che bisogna passare o a nuoto, o sopra certi vasi come botti, o sopra le spalle de negri, come anche per cagione del vitto che non è che di latticini e frutti, e del dormire, perché il più morbido letto è d’una stora stesa sopra alcuni bastoni, sì che l’huomo riazandosi si trova tutto pesto. Io dico questo non per sgomentare quei ch’havessro pensiero di venirci, ma per far vedere che oltre alla virtù necessaria in questo paese, ci vuole forza del corpo e buona sanità. Del resto se vi sono grandi le fatiche, la grazia vi è data più abondantamente che fa parer l’incommodità molto minori di quel che uno si potrebbe immaginare.

Aspettiamo hoggi un tal Dian Mananque de più grandi di tutta l’Isola, e forse il miglior ingegno per trattar di pace non solamente per sé, ma per tutti li suoi vicini. Il suo figliuolo maggiore fu battezzato dal Sig. Bourdoise, procurarò quando se ne tornerà d’andar con lui a visitar questo suo figliuolo, et imparar da lui molti termini e parole che non potiamo trovar qui e che sono necessarie per spiegar li nostri misteri come anche di veder poter muover il padre stesso ad abbracciar la religione cristiana, e visitar alcuni cristiani che stanno in quelle parti, e procurarò di stabilirvi un catechista per farli pregar Iddio sera e mattina, et insegnar loro le cose necessarie alla salute. Spero pure di battezzare tutti li fanciulli che incontrarò.

[…]

Ecco finalmente il nostro vascello che è di partenza per ritornare in Francia e portar a V.S. nuove di noi. N’aspetteremo con gran desiderio delle sue, e i suoi indirizzi per la nostra direttione, e per la conversione di quest’anime supplicandola humilmente di voler ciò fare molto minutamente perché Dio mi ha da insegnare per la di lei bocca.

[MS] Archivio della Congregazione di Propaganda Fide, SOCG, 252 , 47r-54v

Author

Nicolas Estienne, prefetto apostolico del Madagascar, lazzarista

Year

1664

About the converted

Converted people: 1

From Madagascar

The conversion

The conversion took place in Madagascar

Year: 1664

Mentioned names and figures:

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