Relatione di alcune cose cauate dalle lettere scritte negli anni 1619. 1620. & 1621. Dal Giappone. Al molto Reu. in Christo p. Mutio Vitelleschi preposito generale della Compagnia di Giesu

[p. 86] Giace nell’ultimo fondo del Giappone il Paese d’Oxù, perché non si sente tanto la persecutione esterna e visibile, non manca l’invisibile de’ folletti, e fantasme notturne, rubbando armi, trafugando i mobili di casa, tirando e lanciando sassi alle finestre, & alle porte, e con sottilissima destrezza tagliando le chiome, e capelli alle femine. Per rimedio, altri ricorrono a’ Fotochi, altri si raccomandano a’ Christiani, da’ quali sono liberati bene spesso: il che ne tira non pochi alla Chiesa. Due de’ nostri sacerdoti stantiano tra di loro. Un vecchio ottogenario perduto l’udito, stava in extremis: passa un christiano, e mosso à compassione, corre al nostro Padre, dimandando, se possa battezarlo. V’è mandato con un Catechista: dimanda al moribondo, se vuol essere Christiano. Non sà il decrepito il nome di Christiano: viene informato: e poi battezato se ne muore.

Disperato da’ Medici un huomo nobile resisteva à battezarsi: hebbe questa visione. Vidde una gratiosa persona in habito candido, e risplendente: teneva una croce legata a un cordoncino di festa: stendevala cortesemente all’infermo. Questi sforzandosi, non poteva afferrarla. Si sveglia: non trova luogo se non si batteza: battezato che fu, al terzo giorno spira divotamente. Restò con moltà ansietà la moglie, dubitando (p. 87) se su fusse salvato. Qui un suo figliuolino, con viso infiammato, e come fuor di se stesso, Che dubitate, disse, Signora Madre? Mio padre stà in Cielo: e cominciò à discorrere sì altamente e profondamente della gloria, che tutti restarono attoniti. S’addormentò il putto: svegliato che fu, gli dimandarono gli astanti, se erano vere le cose poco dianzi da lui predicare intorno al Paradiso? Che cose andare voi sognando, rispose? Io mai ho parlato, né sò che cosa significhi, Paradiso: il che tanto più confermò i fedeli, che fusse cosa del Cielo.

Un altro nimicissimo de’ Christiani vidde, che sopra il capo gli calava à piombo un bellissimo lume, & si convertì. S’abbruaciava la casa d’un vicino, & uno guardava senza muoversi: s’appicca il fuoco alla sua: salta: prende il Rosario, & un Agnus Dei: si getta in oratione: il fuoco dà indietro: i Barbari restano storditi.

Tre anni era stata inchiodata in letto una persona di tempo: sentiva un sussurro all’orecchio, che nominava Giesù, e Maria: non sapeva che dinotassero tali nomi: s’informa: diviene Christiana: dopo pochi giorni se ne muore.

Sigillo il tutto con un accidente degno della infinita bontà di Dio. Un Bonzo più ribaldo per malignità di natura, che turato da necessità, soleva assassinare gl’hospiti, rubbava, & insieme ammazzava. Venne in publico sì horrendo macello: e per publico terrore, fu sententiato il Bonzo ad essere [p. 88] sepellito vivo in terra fin’al collo, ordinando il Tono, che ogni giorno fusse da uno leggiermente imboccato come passarotto, germogliando schiere di vermi. Erano di guardia alcuni soldati christiani, quali mossi a pietà di quell’anima, più volte sono attorno al Bonzo: lo pregano à gettarsi nelle braccia di Christo: gli rappresentano l’Inferno, che adesso cominciava à tormentarlo. Si burlava di loro il Bonzo, affermando non esservi immortalità dell’Anima: mà che il tutto nascendo dal niente, in niente risolvesi. Non cessarono i soldati à pregarlo, e schiaritosi quel cuore di un nuovo lume, si battezò, e sopportò con animo intrepido quei schifosi & acuti martori, morendo con Giesù, e Maria in bocca, con estremo suo contento, e consolatione de’ buoni. 

Dello stato della Christianità ne’ Regni di Gochinai, Chinocuni, & altri vicini

[pp. 131-133]   Il figliuolo d’un Bonzo si battezò: la madre andò in tanta smania, che non finiva di bestemmiarlo, replicando, che harebbe più tosto voluto non generarlo, che vederlo rigenerato à Christo, e con odio appunto feminile durò sette anni à non volerlo sentire, nè vedere. Alla fine vedendo il figlio tanto stante, e per altro, in quello che poteva, riverente al nome mateno, si compunse: mandò per un Catechista: sentì li nostri santi misteij, e quando s’arrivò alla Passione, & Ascesa di nostro Signore diede in pianti, e gemiti, riconoscendo tanta sua cecità, & in somma dimandò, e ricevè il Battesimo col nome di Anna.

Un altro suo figlio l’hebbe tanto à male, che vomitava contro di essa molto maggiori maledittioni, ch’ella non haveva vomitato contro del primo. Anna però con petto virile sprezza il tutto, e s’è fatta intendere che volentieri morrà di fame, e stento, pur che viva, e muora con la Fede.

Mà la conversione d’un famoso Bonzo è stata famosissima. Questi era tanto versato, e consumato nelle sette e riti Giapponesi, che i più dotti, e scientiati non osavano parlarne, ò controvertergli in sua presenza. Venne à morte, e stando un giorno discorrendo con un suo Nipote, che era Christiano, fù interrogato dal Nipote, & in che modo uno si potesse salvare? Rispose schiettamente che dopo tant’anni spesi nello studiare, e voltare libri, vedeva finalmente che nelle leggi Giapponesi non v’era cosa soda, e di momento. Dunque replicò il Nipote [p. 133], perché non abbracciate la Fede Christiana, tanto certa, e sicura per il Cielo? Lo farei, soggiunse, se io intendessi qual Fede fusse questa. Fù chiamato un Catechista, e l’istrusse perfettamente, restando tanto appagato il Bonzo, che piangendo dirottamente gettò subito via una certa filza di pallottole, che teneva in mano, divotione superstitiosa de’ Bonzi. Chiedendo poi affettuosamente il sacro Battesimo, con infinita meraviglia di tutti si fece Christiano, e poco dopo, dicendo Giesù, e Maria, con ottimo fine chiuse una pessima vita. […]

Di maggiore tenerezza è quello, che soggiungerò. Un bambino di tre anni in circa, trovandosi in agonia, dimandò l’acqua benedetta, e con quella fecesi nella fronte il segno della santa Croce. Poi con molto affetto abbracciando una statuetta della santissima Vergine, se la pose in capo per maggiore riverenza: non poteva più balbettare: il zio gl’andava replicando: Giesù, Maria: il bambino, accennando due volte con la testa, spirò soavissimamente. 

De’ Christiani del Tacaù, e delle Isole vicine 

[pp. 179-182]  Nell’isole di Amacusa dirimpetto ad Arima stava una giovane Gentile sposata con un Christiano. A costei svegliandosi di notte comparve un venerando vecchio con un manto nero sopra la veste bianca. Era questo accompagnato da un Giovane vestito di bianco: l’uno, e l’altro essortano la Giovane, che fra tre mesi si faccia Christiana: la notte seguente tornano à comparirle, e le danno il medesimo avviso. Era già passato un mese dopo la visione, quando ecco, che si sentono tuoni horribilissimi, e pare alla donna che tutta la casa arda di fiamme. Per la gran paura ch’ella hebbe, cadde in una grave infermità. Stando in letto se le fece avanti un moro negrissimo di statura corta, di corpo macilento, di faccia bruttissima , di occhi molto grandi, di bocca larga, e che di quando in quando mandava fuora fiamme di fuoco.

Questo sedendosi per un poco sopra una tavola del letto della inferma, dapoi si alzò e calcava hora con le mani il petto, & hora con piedi tutto il corpo di lei, dimodo che le toglieva spesso il fiato. Passò la povera Giovane sette giorni intieri in questi guai senza cibarsi. Non si trovava pur uno in tutta la casa, che havesse ardire di accostarsele: il Suocero appena le metteva un poco di acqau calda in camera, che subito se ne fuggiva.

Finalmente con la vista di una bellissima donna, che portava un figliuolo di tre anni in braccio, restò libera. Era quella signora vestita di damasco bianco e il figliuolino di damasco cremesino. Quel mostro al comparire della detta amtrona cominciò a stringersi, à tremare, e con fremere horrendamente à fuggirsene verso l’inferno. Fu avvertita la Giovane, che simili inganni diabolici non si potevano schivare, se non con l’acqua del santo battesimo; che perciò imparasse presto le solite oratione, udisse il catechismo, e si battezzasse. Sparì la santissima Vergine, quale crediamo, che comparisse alla Giovane: la inferma restò subito sana, & ancora catecumena fece progressi mirabili nella pietà. Pochi giorni dopoi fu battezata, e vive hora divotissimama della Beatissima Vergine, à cui professa di essere totalmente obligata.

[…]

Stava vicino alla morte un figliuolo di quattro anni. Riposandosi tutti di notte un Christiano lo battezò. Cosa mirabile: subito restò sano. Intese il seguito il Padre, che era gentile, & al principio se ne sdegnò: ma finalmente si quietò, e cominciò a favorire li Christiani. Speriamo che egli pure si convertirà un giorno. 

Li Christiani di Bungo 

[pp. 186-187] Un giovane dato al culto degl’idoli, trovandosi oppresso da una grave malattia pregò li suoi, ch’erano Christiani, à chiamargli un Bonzo. Fu chiamato: ma le orationi superstitiose di lui non pure non giovarono alla salute dell’infermo, ma gli nocquero molto. La madre peritatasi dell’errore fatto in far venire il bonzo, e serratasi di notte in un giardino di casa si fece in penitenza una buona disciplina, e se ne chiese perdono a Dio. Nel disciplinarsi vede una montagna, che le stava dirimpetto, circondata di luce meravigliosa, & in mezzo alla montagna una croce sospesa in aria: raddoppia la buona donna li colpi, e con lagrime chiede misericordia: appresso chiamato il Marito & abbracciato il figlio, ch’era già disperato, se ne torna à vedere lo spettacolo. La vista di quella croce fu indicio d’ogni bene al giovane; perché poco dopoi mediante il battesimo acquistò la salute dell’anima, e le forze del corpo. 

Li Christiani che spettano al Ciugocù, & al Xicocù 

[pp. 190-191] Un giovane si è convertito à Christo nel modo seguente. Gli habitatori del regno di Bigo sono dati oltremodo alle superstitioni. Vive fra essi una quantità grande di Streghe, e Fattucchiare, e di Bonzi, li quali chiamano, e scongiurano il Demonio con certi versi: quelle si chiamano Michi, questi Yamabuxi. Sogliono tutti costoro, quante volte sogliono sapere qualche cosa dal Demonio, chiamarlo con alcune determinate formole di parole, & il Demonaio entrando in alcuno de’ circostanti dà le sue risposte. Si sa ancora che trovandosi presente, ò non stando molto lontano da quella casa qualche Christiano, gli Stregoni sudetti perdono la loro potestà. Accadde, che in un certo luogo, da cui non era molto distante un Padre de’ Nostri, per tre notti intiere si chiamò e scongiurò indarno il Demonio alla presenza del sudetto Giovane. Sdegnatisi li Sacerdoti degl’Idoli cominciarono à maledire il Christiano, quale stimavano, che fusse nascosto in quel vicinato. Si meravigliò il Giovane, che il nome Christiano havesse tanta virtù, e stimò, che senza dubbio quella religione, quale temevano tanto li Sacerdoti Giapponesi, fusse vera. Si risolse di volerne far egli stesso la prova: trovandosi un’altra volta presente a quell’essecrabili invocationi invocò egli di quando in quando con voce bassa Giesù, e Maria: se ne passò tutta quella notte senza che li Ministri di Satanasso potessero arrivare all’intento loro. Lasciò il giovane d’invocar più li santi nomi sudetti, e si partì da quella casa. Appena fu egli uscito, che subito comparve il Demonio. Da questo mosso il giovane chiese il Battesimo, e l’ottenne.

Ad una fanciulla figliuola di un huomo nobile apparve in sogno una matrona vestita di porpora, la quale le donò un libro & un rosario, avvisandola che si facesse Christiana. Svegliatasi non poteva contener le lagrime per lo gran desiderio che haveva del battesimo. Fu battezata, e chiamata Maria: vive adesso con straordinaria divotione verso la Beatissima Vergine.

In Firoxima, ch’è capo del regno d’Aqui, ha cominciato a pigliar piede la fede Christiana. È stato battezato un giovane nobile figliuolo, & herede di un huomo ricchissimo. Questa novità ha quasi levato di cervello il Padre. Dopo molte altre prove finalmente ha preso il figliuolo, accioché conforme alle leggi del Giappone lo castighino come dispreggiatore del Re. Li Governatori stimando che fusse uno sdegno subitneo, non vi fecero altro: ma l’empio Padre disheredatolo lo cacciò di casa: egli vive adesso in estrema povertà con somma edificatione, degno di essere imitato da più provati Christiani. 

[p. 196]  Si trovano in questa città molti medici Christiani, li quali danno molto aiuto sì per la sanità de’ corpi, come per la salute delle anime. Quando li figliuoli de’ Gentili stanno in pericolo della vita sotto pretesto di dar loro qualche medicina per lo corpo, gli applicano il rimedio della vita eterna mediante il battesimo.

La missione a’ regni di Omi, di Mino, & altri confinanti con essi

pp. 197-199: Un Idolatra sentiva gran desiderio di farsi Christiano; ma trovandosi indebitato, nè potendo sdebitarsi, attendeva ad un officio superstitioso per guadagnar tanto, quanto li bastasser per uscire di debito. Questi nelle occasioni parlava honoratissimamente di Christo, e con molto disprezzo de’ Cami, e Fatochi. Travagliato spesso da’ suoi, per questa cagione, si portò sempre con molta costanza. Finalmente trovando il modo di pagare li debiti mediante l’opera del nostro Padre si battezò con molto contento.

Si sono instituite molte Congregationi con frutto. Nel regno di Ava si sono aggregati alla Chiesa venti adulti, e si è gettata la semenza per più copiosa raccolta: e già parecchi desiderano il battesimo, vedendo che li Demonij molestano grandemente li Gentili, e non hanno ardire di accostarsi a’ Christiani. 

La missione fatta alla città reale di Hiendo, Surunga, Foccocù & altri luoghi 

[pp. 198-199] In Hiendo & in Numata si sono battezati 66 adulti, & in Foccocù 27 con risolutione ferma di mantener la fede, etiandio alla presenza del Re, fino alla morte. Fra questi è stato battezato con tutta la sua famiglia un medico, il quale leggendo un trattato di un nostro padre, in cui rifiuta li dogmi del Giappone, restò subito preso.

Due donne, le quali dieci anni fa havevano sentito il catechismo, stando per serve di un principe, & essendo tenute per ciò serrate in casa, non havevano potuto ricevere il battesimo; finalmente quest’anno dopo molte penitenze e digiuni, che hanno continuato ne’ dieci anni sudetti per voto, sono quasi miracolosamente state battezate. 

De’ Christiani del regno di Oxù, e di Deva 

[pp. 200-201]   Nel regno di Deva vi è un gran numeo di Christiani, in gratia de’ quali, e per aiuto ancora di quelli, che stanno in Matzumay del Regno di Iezo, hanno li padri formata una residenza. Quest’anno si sono battezati 183 adulti: onde possiamo con ragione affermare, che le leggi & editti de’ Re contra la fede di Christo hanno servito di banditori & essortatori ad abbracciarla.

Un Idolatra di 70 anni, ch’era famosissimo per nome di santità in tutto il Giappone, & uno de’ tre, che sono molto stimati, quest’anno ha posto il collo sotto il giogo di Christo, non sapendo porre fine alle lagrime per haver spesa tutta la vita passata in servitio del Demonio.

In una terra del Regno di Oxù sono stati battezati da cento contadini con le loro famiglie. Questi provocati ad abbandonare la fede affermano, che à petto della salute non curano dell’esilio né della morte. Dopo molte istanze, accioché le campagne non diventino tanti boschi, è data loro libertà di vivere Christianamente.

Year

1624

About the converted

Converted people: molti

From Giappone

The conversion

The conversion took place in Giappone

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