Essendo arrivato il P. Andrea Lopez in questa città di Roma da N. P. Clemente come procuratore di quelle bande, ha fatto relatione del miracolo, che il Cristo per la sua misericordia ha mostrato in quelli paesi, et è il seguente.
Il detto P. Andrea essendo rettore del Collegio della Compagnia di Giesù nella città di Cousco in dette Indie del Perù, dice, che in quella città erano alcuni indiani da tre o quattro, li quali se ben erano christiani battezati per mano sua propria, si sdegnarono del presidio, et si risolsero di partirsi di quelli suoi paesi, et andarsene in un altro regno a dieci giornate discosto dal detto Perù, il quale è chiamato Paytiti, et è grande mille leghe di Spagna, che fanno tremille miglia d’Italia, et sono buoni bianchi, come todischi et bellicosi, et civili nel loro vivere, et governo.
Il Re è molto potente; tiene una corte à guisa del gran turco con molta maestà. Il suo Regno è molto ricco, et adornato d’oro, d’argento, et di molte perle; in tal maniera, che se ne servono nella cucina di pignatte, et padele, come di qua usiamo di metallo, et ferro. Essendo dunque li sopradetti Indiani fuggiti di Cousco, et arrivati al sopradetto Regno di Paytiti alle frontiere furono da guardie essaminati, et visitate le [f. 151v] le loro valiggie, et bagaglie, che portavano; et come veramente quegli indiani erano christiani, portavano seco un Crocifisso di legno, che havevano havuto dal detto P. Andrea avanti la loro partenza. Et dimandandoli le guardie delle frontiere, che cosa fusse quel Crocifisso (come sbigottiti di vedere la forma d’un huomo messo in un legno) risposero li detti indiani che era la figura del Dio de Christiani. Allhora le guardie se ne burlarono, ridendosene con ogni disprezzo et lasciandoli passare liberamente, nel Regno, arrivarono nella Città, dove teneva la sua Corte il Re del detto Regno di Paytiti, et essendo il Re avisato dell’arrivo di detti Indiani, et che portavano seco la figura del Dio delli Christiani, per curiosità il re li fece chiamare i presenza sua, et di tutta la sua Corte, dove occorrevano tutti li principali Signori della sua Corte per curiosità, non tanto per vedere la figura del Dio delli christiani, quanto ancora per intendere li discordi che detti Indiani fariano al Re. Hora il Re pigliato il detto Christo in mano, senz’altro se ne cominciò a ridere et beffare, come tutti gli altri suoi cortigiani. Et havendo riso, et beffato, un pezzo burlandosi del Crocifisso, lo tornò in mano de Christiani, et dicendo queste parole, per dispetto maggiore sputò nella faccia del Crocifisso, mentre l’indiano l’haveva già ricevuto. Intervenne il miracolo, che il detto Crocifisso alzò il capo, che prima haveva inchinato (come ordinariamente si sogliono intagliare i Crocifissi) et alzando il capo, diede un’occhiata terribile, rivoltando gli occhi col il Capo a man destra et sinistra; la quale occhiata fu tanto terribile [f. 152r] et spaventosa, che il Re con tutta la sua Corte circostante cascorono in terra tramortiti, senza dar segno di vita, et in questo modo restarono in terra per spatio di tre hore tutti quanti, salvo l’indiano, il quale restò in piedi saldo, con il Crocifisso in mano tutto sbigottito. Al fine il primo, che tornasse in sé, fu il Re et poi di mano in mano tutti gli altri, uno doppo l’altro, et come stupiti, et attoniti, alzò la voce il Re, et disse a guisa di S. Paolo: Grande, grande, grande è il Dio de Christiani, et così medesimamente dissero tutti gli altri circostanti, et si gettarono in terra adorando il detto Crocifisso, et nel Cortile del suo palazzo fece subito fabricare un oratorio a guisa di una cappella quadra, tutta d’oro fino, adornata di gemme pretiose, dove piantò sopra uno altare il detto Crocifisso, dove lui in persona col principe suo unico figliuolo, et herede del suo Regno insieme con tutta la sua corte andava ogni dì non una volta, ma più volte ad adorare il detto Crocifisso. Doppo pochi giorni trattò molto sinceramente con curiosità accompagnata di zelo Santo con li sopradetti indiani, dimandando et interrogando delle cose, che contiene la legge Christiana, et promettendo alli detti Indiani di arricchirli nel suo Regno, se loro potevano darli ordine et maniera di poter parlare con quelle persone dotte, et letterate in questa legge Christiana. Et così si risolse il Re con alcuni suoi Cortigiani fino a 6 de primi, insieme con il suo unico figliolo il Principe di andare con li detti Indiani a trovare li Padri della Compagnia, et particolarmente il sopradetto P. Andrea Lopez, dove essendo arrivati insieme [f. 152v], fu tanto il suo zelo, che doppo d’essere stato sodisfatto della dottrina de christiani, che il detto padre gli predicava, pregò con grand’instanza, che il detto padre volesse battezzar lui et il suo figliuolo con gli altri sei principali cavaglieri, che seco menava. Et così il detto Padre sodisfatto della sua instanza, li battezzò tutti. Et essendo tutto mosso a devotione, piacque al Christo di darli una febre, con la quale morse, et avanti la sua morte ricevè tutti li sacramenti con grande fede, et divotione tale, qual si possia mai dire, raccomandando al suo figliolo, et agli altri sei Cavaglieri, che guardassero questa legge de Christiani, et non solo loro, ma anco introdurla nel suo Regno, pregando il detto P. Andrea, che volesse andar con il suo figliuolo nel suo Regno a piantar la fede, promettendoli di fabricare un bellissimo Collegio, et particolarmente fare una Chiesa, che li muri fussero d’oro massizzo, per le quali parole si può intendere la grande devotione, et zelo, che il buon Re havea verso il suo regno.
Hora havendo inteso il N.P. Generale la misericordia del Signore, il quale ci va aprendo la strada in quelli paesi per conversione delle anime loro, ne ha fatto relatione a Sua Santità, et insieme sua Santità con il Padre N. Generale si sono determinati di mandare insieme al detto Regno di Paytiti il detto P. Andrea con alcuni altri, li quali stanno già in ordine di partirsi subito doppo Pasqua.
Di gratia V.B. Faccia raccomandare al Signore questa Santa Missione.
Il detto P. Andrea Lopez havendo scoperto nella detta India del Perù certi indiani salvatici cioè nella fede, li quali ancora non erano battezzati, né manco havevano ricevuto la legge christiana, il detto Padre gl’incominciò ad insegnare la legge Christiana, et occupandosi in questi essercitij, discoperse [f. 153r] il Dio, che loro adoravano, era una pietra grande bazzana di grandezza d’un melone, di peso di 17 oncie, sopra la qual pietra abbruciavano l’incenso per forma di sacrificare al loro Iddio, ch’era l’istessa pietra. Dimandandogli il P. Andrea quanto tempo haveano havuto questo Dio nella pietra Bazzana, risposero, che poco tempo avanti, poco più o meno di un anno. Dimandandoli il detto Padre perché lasciarono la luna, et pigliarono per Dio la pietra Bazzana, risposero, che la causa era perché haveano pigliato la pietra per li miracoli continui, che la pietra facea in sanare quell’infermità, che tenevano per incurabili, applicando la virtù, che Dio ha dato a questa pietra contra alcuna infermità essere il miracolo. Così ogni volta, che sacrificavano alla pietra per Dio, gli tagliavano un pezzo per dare agli ammalati, et infermi delle infermità incurabili, con la quale pietra sanavano. Hor il Padre per la misericordia di Dio gli persuase che tutto questo era inganno del Diavolo, ch’era assai meglio adorare quel dio, dal quale quella pietra riceveva la virtù che havea, et piacque a Dio, he si persuasero tanto bene , che il detto Padre gli battezzò, et hoggidì sono buoni christiani. Et i Padre Andrea ha portato seco la detta pietra Bazzana, che loro adoravano per Dio, et l’ha presentata al Papa, la qual pietra gli è stata molto grata a Sua Santità, non tanto per la misericordia che Iddio ha fatto a quelli che si sono convertiti, lasciando la detta pietra, quanto ancora per la virtù di detta pietra, la quale è stata stimata di qua di valuta di 4000 scudi.