From Nicola Aglietta to Giovanni Rothaan 29/9/1845

Molto Reverendo in Vostro Padre Nostro Generale

Mi gode l’animo d’aver occasione sì bella di far giungere alla Paternità Vostra molto Reverenda una mia lettera, e cosi procacciarmi la consolazione di parlare, non ostante la gran lontananza al desideratissimo mio Padre generale. Le presento una lettera di quelle tante che allor giornata Ella forse riceve da molti de’ suoi figliuoli. Il dubbio se sin questa per trovare più gradita a Lei per l’affetto che non è a me caro per l’aspettazione: ma ben mi figuro che una stretta di tenerezza al cuore la Paternità Vostra molto Reverenda Si sentirà, scorgendo, al leggerla, come lo Spirito Santo mentre dall’una parte ci … sta con nuove persecuzioni e timori battendo al fianco, e sollevati e sciolti ci tien dalla terra, dall’altra nuovi desideri e nuovo ardor ci aggiunge, de’ quali infiammati volere al querreggiar le imprese di Dio ovunque e l’ispirazione e l’ubbidienza ci chiami. Dica l’ispirazione perocchè sebben questa non molto possa tra noi quando non è secondata dalla volontà De’ Superiori: gli è vero pero che questi sogliono spesse fiate darle la precedenza, e più allora quando si tratta di missioni straniere. Avrà scoperto la Paternità Vostra molto Reverenda che cosa ho in animo di dire; e sì, francamente mi offero, e domando, d’ esser mandato tra gli eretici a missione: e l’ho si nel cuore un tal desiderio, che auguro bene alla Paternità Vostra molto Reverenda molta pazienza, onde leggere tutti gli scritti che per ciò la verran tempestando, dove poi parte mia con ogni studio procurerò di farmene degno. Perciocchè: ne presumo di me cosa alcuna, ne sono poi si abbagliato dallo splendor di questa via, che non si vada ogni dì trovando e maggiori pericoli e maggiori stenti. E venendo alle prove: se metto giù lo scandaglio a misurar l’altezza di mia virtù, oimè vergogna! Io nascondo la mia fronte nel suo seno, e non posso men che confessar che ho nulla, protestandomi d’altronde che ho pur buona volontà, ma che mi mancano degli anni molti ancora, per arrivare ad essere qualche cosa. Perciocchè non poco di valore e d’animo si richiede a tal cimento: veggo i disagi del corpo, i pericoli dell’anima; la crudeltà, il furore de nemici: l’odio , la malizia, le soperchierie de’ ministri e dei primati, lo screditamento e la diserzione dei popolari, l’ostinazione di tutti. Ora e i ci conviene ben aver grande costanza , e mansuetudine ed umiltà e fortezza a non istancarsene. Ella io spero che se Dio la mi vorrà over par che mi chiami, egli a dovizia mi fornirà d’arme e d’ajuti. Se non ché; qual dubbio poss’io avere della sua voce? Un ardor di zelo che m’arvea compreso il cuore per la salute altrui; mi fece arruolare Santa Compagnia visti i primi mesi del Noviziato pur caldo dello stesso

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fuoco, non però mai inchinato a parte veruna. Quando a certi voci di guerra che udiì movere all’idolatria, alla barbarie, voci di pellegrinazioni di martirii questi a questa, quegli a quell’altra estremità del mondo rese a rimescolarmisi gli affetti su cuore per guisa che tra lo scrutinar colla mente e il raccomandarmi caldamente a Dio, ne uscì dapprima mi vivo sentimento del miserabilissimo stato in che sono gli eretici fra il rinascente di non Cattolici, per lume, che possono e ricordano, e indi a mano a mano un vi è più sensibile desiderio di giovar loro. Mandommi frattanto Iddio un infermità, per la quale consigliato di ricorrrere al patricinio del glorioso santo mio Giuseppe con qualche promessa io mi votai di domandar semplicemente queste missioni: in poco d’ora mi sentii notabilmente sollevato, e indi a parecchi dì sono poco men che or sono.

Eccomi dunque innanzi alla Paternità Vostra molto Reverenda implicandola di secondare sì felice cominciamento. Ardermi il cuore, ma chiuso a tutto il rimanente attendo un solo cenno del suo Superiore per aprirsi e divampare. Or venga questo cenno, e dei si aprirà: indugi, e il cuor mio attenderà con costanza; e quando per mio demerito si rimanesse affatto lieto pur almeno sarei del santo desiderio. Vogliarmi infine a questo o a quel polo, a me ogni luogo è caro, perché ovunque troverò Dio. Deli faccia egli che sì buoni principii che non degenerino mai anzi crescano e si assodino a perfezione! Al tal fine approfittandomi della confidenza che mi da e il suo esser di padre e il mi’o di figliuolo supplico grandemente la sua Paternità Vostra molto Reverenda a cui interamente mi abbandono, anzi mi voglio raccomandar molto a Dio per ottenerne non solo l’eseguimento della sua Santissima Volontà ma con esso la forza e la grazia necessaria per onde cominciar bene e proseguire con costanza e terminar santamente qualunque ella sia anzi la carriera a cui mi ha predestinato.

Mi umilio alla Paternità Vostra molto Reverenda, le domando la sua santa benedizione ed augurandole che la terrò di continuo raccomandata a Dio nelle mie povere orazioni acciò la ricolmi di ogni prosperità, con tutta stima e profondo rispetto mi protesto

Della Paternità Vostra molto Reverenda

Dal Noviziato di Chieri 29 Settembre 1845

L’ultimo figlio Aglietta

[MS] Archivio Romano della Compagnia di Gesù, Ait 2, f. 673, Recto e Versio

Letter information

From Nicola Aglietta, Novizio in Chieri to Giovanni Rothaan, Preposito Generale in Roma;

29/9/1845

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«chiede di essere inviato tra gli eretici »

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