Essendomi stato dato per apunto da chi con cenni mi puol obligare, che io volessi porre in carta, e dichiarare con breve relatione la maravigliosa, o vogliam dire, la miracolosa conversione della Regina di Ginga, chiamata per battesimo D. Anna di Souza, Regina già dell’Angola, o Dongo, et hora Regina di Matamba. Confesso il vero, che solo in prevenirla con la consideratione mi sento tutto commuovere, e da confusione e da compunsione insieme, siché per una parte vorrei come David, che mi fussero concesse l’ali di Colomba per sorvolare a considerare li giuditii divini, e per l’altra vorrei con Geremia che fosse concesso alli miei occhi una fonte di lagrime per pianger tanti popoli che per trovarsi lontani, e segregati dalla luce evangelica restano per la loro perditione restano sepolti nelle denze e caliginose tenebre della gentilità, di sorte che piangendo poi la loro sciagura fra dannati annoverati, possono per scusarsi gridare, lumen veritatis non lucit nobis, e più anche tanti altri, che trovandosi non solo irradiati, ma circondati d’ogni intorno da questa focosa e luminosa luce, con tutto ciò a somiglianza del bove di Mosè, non solo non si consumano né mutano le la loro pristina forma, ma né pure depongono una minima foglia della loro vanità, né perdono una semplice spina della loro malvagità e restano tanto verdeggianti nel proprio naturale delle male inclinationi, et vituperate passioni, che non danno un minimo segno, che dentro li penetri punto ciò che di fuori li tiene circondati, poiché nel giorno dell’Universal Giudicio, come li Niniviti, e la Regina d’Austro contro l’Israeliti, così la Regina Ginga segregata quasi nell’ultimi confini dell’Africa, et immersa nelle tenebre della Gentilità, alle semplici ammonitioni d’un religioso cappuccino inviatole da Roma per ordine di S. Santità dalla Sacra Congregatione de Propaganda Fide, si è resa, e che deposta d’un tratto la sua fierezza, e si è fatta scorgere con evidenti segni di conversione trasformata di fiera leonessa in mansueto agnello. [f. 264v] Perciò che tale è stata la conversione di questa valorosa regina, che per suo elogio si puol cantare di lei Haec mutatio dexterae Excelsi, et acciò opposita juxta se posita magis eluscere, porresi in primo luogo qual fosse questa Signora nell’essere della gentilità, per dichiarar di poi qual sia divenuta dopo, che s’è sentita toccare dalla luce evangelica con la Conversione. Qual fosse per avanti questa nobildonna, e regina, bonissima testimonianza possono dare li Signori portoghesi, contro de quali per il spatio di 30 anni continui, cioè dal 1625 sino al 1635 ha fatto sentire con replicati assalti et insidie di guerra il suo furibondo valore, dandogli diverse rotte con grossissimi eserciti di 30, 40, 50 e altre volte di 100 mila combattenti armati di Archi e frecce, e altra sorte d’ebani consueti tra quelle genti, servendoli essa stessa di Generale, o capitano, sicché due volte è arrivata ad ammazzargli in guerra il generale commandante dell’esercito portoghese. Et una volta, ventutagli a notitia che nella zuffa, fra gli altri molti morti, vi era ancora rimasto morto uno delli sudetti che era il più nobile cavaliere che dimorasse in Loanda, ordinò che gli fosse portata la testa, e ricevutala nelle sue mani li fece per maggior sfogamento della fierezza tirar il cranio di canto, e fattolo seccare di quello si servì in gran tempo come di tazza per bevere il … Malasso alla vista d’altri molti portoghesi che haveva fatti prongione, e dietro si faceva condurre come spoglio o trofeo nell’acquistar trionfi. E perché communemente li corresse anco la fama fra la gente bianca, o popoli vicini, che fosse parimenti fattucchiera et incantatrice […]